Astarto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1708

 L’ASTARTO
 
    Ridetur chorda qui semper oberrat eadem.
    Horatius, in Arte poetica.
 
    Drama per musica da rappresentarsi nel teatro Tron di San Cassano l’autunno dell’anno MDCCVIII, a sua eccellenza il signor Filippo Ercolani, principe del Sacro Romano Impero, marchese di Florimonte, intimo consigliere di stato di sua maestà cesarea e suo ambasciadore ordinario appresso la serenissima repubblica di Venezia, eccetera.
    In Venezia, MDCCVIII, appresso Marino Rossetti, in Merceria all’insegna della Pace, con licenza de’ superiori e privilegio.
 
 Eccellenza,
    se alle persone col grado e col merito, più distinte del rimanente degli uomini, non si avessero a consacrare che doni proporzionati alla loro grandezza, conforme si perderebbe quella lodevole comunicazione che fa la più bella parte non tanto della loro gloria quanto della civil società; così di presente in me non sarebbe nato l’ardire di consacrar questo drama al nome riverito di vostra eccellenza, che vale a dire ad una di quelle anime grandi le quali, considerate per ogni parte, o sia ne’ beni della fortuna o sia in quelli della virtù, spargono da per tutto egual chiarezza e splendore, a guisa di quelle gemme più rare che, per natura preziose e lavorate dall’arte, per qualunque lato si osservino, appagano la stima col prezzo e soddisfano l’attenzione con la bellezza. Anzi con vie più di coraggio ve lo consacro, o eccellenza, mentre più ne conosco la sproporzione, poiché, consacrandolo a voi perché abbia l’onore di restarne protetto, tanto è maggiore l’opera della vostra protezione quanto è maggiore la povertà del suo essere. Se in lui vi offerissi una cosa degna di voi, questa offerta non sarebbe che argomento del vostro merito, doveché, facendone una sì disuguale, voi accettandola fate conoscere la vostra bontà; ed agli animi nobili e superiori è molto più caro l’esser considerati per buoni che l’esser creduti per meritevoli.
    Non vi pensate peraltro ch’io non abbia una piena cognizione di quel che siete, e per nascita e per dignità e per virtù. Questa cognizione è già comune a tutta quella parte di mondo che vantasi più civile e più colta; e la vostra persona è uno di quegli oggetti che da vicin si rispetta e di lontano si ammira, come siegue appunto del maggior lume che illumina su la terra le cose apparenti e le nascoste feconda. La vostra casa tiene occulta nelle tenebre dell’età la chiarezza della sua origine ma vanta, nella successione de’ secoli, ereditarie la nobiltà e la grandezza, sostenute da’ titoli, accreditate da’ feudi, accresciute dalle azioni eroiche di chi grande vi entrò per natura e maggiore vi divenne per uso. Tutti però questi titoli e queste glorie, che voi trovaste sì illustri nel vostro sangue, più illustri ancora rendete con la vostra virtù; e senzaché mi affatichi di produrne argomenti, che peraltro mi si affollano innanzi, basta considerare il sublime carattere che tenete in nome del maggiore monarca del cristianesimo appresso la più gloriosa delle repubbliche; cosicché nel medesimo tempo, mentre siete l’immagine del primiero con la rappresentanza, divenite anche l’amore dell’altra col ministero. Contentatevi a questo passo che, in atto di venerazione, io sospenda le lodi che potrei darvi, poiché, tentando di farlo, assumerei un’impresa molto più temeraria di quella che tento nel dedicarvi il mio drama. Dedicandovi questo, metto in esercizio, torno a dirlo, la vostra bontà; arrischiandomi di lodarvi, verrei a mettere in pena la vostra moderazione; e però basti ch’io mi fermi nel mio primo proponimento e col più profondo rispetto mi dichiari di vostra eccellenza umilissimo, divotissimo, obbligatissimo servidore.
 
    N.N.
 
 ARGOMENTO
 
    L’anno del mondo 2972 giusta il computo di Sesto Calvisio, Abdastarto, re di Tiro, dopo nove anni di regno restò ucciso da Sicheo, figliuolo di una sua nutrice, il quale occupò dopo la congiura lo scettro e per lo spazio di dodici anni tirannicamente lo tenne. Lui morto, gli successe la figliuola Elisa che niuna cosa ebbe maggiormente a cuore che conservarsi sul trono, benché usurpato; e perché correva fama che ancora vivesse Astarto, figliuolo legittimo del re Abdastarto, vedendo essa che questo nome era ben accetto al popolo, mossa da gelosia di comando, usò ogni maggior diligenza per venire in cognizione ov’egli si ritrovasse. Questo principe intanto, che essendo fanciullo era stato occultamente salvato da Fenicio, uno de’ principali del regno, era cresciuto, ignaro della sua real condizione, sotto il nome di Clearco e in qualità di figliuolo dello stesso Fenicio. Il suo valore e la sua virtù lo misero ben tosto in grazia della regina, della quale egli era divenuto anche amante, cosicché questa lo innalzò alle prime cariche della corona; e finalmente determinò di farlo suo re e suo marito. Da questa sua risoluzione nasce tutto il viluppo del drama, perché da una parte la contrasta Agenore, pretendente anch’egli delle nozze di Elisa; la contrasta Sidonia, sorella di Agenore, per l’amore da lei segretamente conceputo verso Clearco; la contrasta Nino per l’amicizia di Agenore e per gl’impulsi di Sidonia da lui amata; e finalmente la contrasta Fenicio per l’odio, che porta ad Elisa, e per non poter sofferire che il figliuolo del re Abdastarto prenda in matrimonio la figliuola del parricida.
    Con tali disposizioni principia il drama, in tempo appunto che Clearco, generale del regno, ritorna vittorioso dalla Fenicia, la quale si era ribellata ad Elisa. Il suo fondamento istorico è preso dal libro decimo di Gioseffo contra Appione; ed all’idea favolosa ha dato qualche motivo il tragico francese Quinault, nelle sue tragedie intitolate L’Astarto e L’Amalasunta.
 
 ATTORI
 
 ELISA regina di Tiro, figliuola del già tiranno Sicheo, amante di Clearco
 (la signora Santa Stella)
 ASTARTO figliuolo di Abdastarto già re di Tiro, creduto figliuolo di Fenicio sotto il nome di CLEARCO, amante di Elisa
 (la signora Giovanna Albertini detta la Reggiana)
 SIDONIA sorella di Agenore, amante in segreto di Clearco e in palese di Nino
 (la signora Maria Anna Garberini detta la Romanina)
 FENICIO grande del regno, creduto padre di Clearco, nemico nascoso di Elisa
 (il signor Domenico Cecchi detto Cortona)
 NINO grande del regno, amico di Agenore ed amante di Sidonia
 (il signor Francesco Bernardi detto il Sanesino)
 AGENORE grande del regno ed amante di Elisa
 (il signor Andrea Pacini)
 GERONZIO capitano delle guardie di Elisa e confidente segreto di Fenicio
 (il signor Antonio Ristorini)
 
    Gl’intermezzi saranno rappresentati dal signor Giambatista Cavana e dalla signora Santa Marchesini.
    La musica è del signor Tommaso Albinoni. Le scene sono del signor Antonio Lombardo.
 
 MUTAZIONI
 
    Luogo magnifico con trono reale nel mezzo; porto di Tiro con navi; anticamera.
   Luogo solitario ingombrato da palme; stanze di Sidonia; reggia incendiata.
    Prigione; stanze reali; atrio regio.
    La scena è in Tiro.